di Antonio Arrighi
Sommelier, produttore di vino e olio e albergatore elbano
Hotel Belmare
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L’Isola d’Elba, sinonimo di vacanze, principale isola dell’Arcipelago Toscano e terza isola italiana per dimensioni, viene associata a belle e variegate spiagge, lunghe e frastagliate scogliere, mare cristallino e rigogliosa vegetazione.
L’Isola che, al momento, basa la propria economia quasi esclusivamente sull’industria del turismo, viveva prima degli anni ’50 di “vino,” e ha ancora al suo interno questa realtà, anche se meno sviluppata. La coltivazione dell’uva e la realizzazione del vino erano, nel passato, la principale attività: il 35% della superficie dell’Elba era coltivata a vite e i vigneti disegnavano il territorio arrivando fino a 300 m dal livello del mare, in zone impervie con tantissimi “muri a sasso” per i terrazzamenti. Proprio per questo particolare tipo di terrazzamento a picco sul mare, oggi viene definita “viticoltura eroica”. Zone di coltivazione esattamente opposte rispetto a quelle di allora, le troviamo oggi, dove le principali aziende sono a valle, zone in passato destinate a coltivazioni per mantenere i numerosi capi di bestiame presenti sull’isola.
Negli ultimi anni i produttori hanno investito molto, sia nei vigneti che in tecnologia di cantina, portando i vini elbani a livelli notevoli.
Negli anni settanta la viticoltura elbana attraversò una crisi di produzione e qualità, l’immagine del vino elbano subì una caduta verticale, che danneggiò i produttori seri a favore di chi immetteva in commercio anonime mescolanze di vino d’importazione. Un danno immenso che grazie a coloro che hanno continuato a credere nella potenzialità del vino elbano, non abbandonando la coltivazione della vite a favore della più remunerativa “coltivazione dei bungalows,” oggi si godono i risultati con sacrificio ma grande soddisfazione.
Abbandonati i deleteri individualismi,oggi un Consorzio di Tutela riunisce circa 30 produttori, di cui 15 oltre a produrre imbottigliano il proprio vino. La superficie a D.O.C. è di circa 150 ettari per una produzione intorno alle 400.000 bottiglie, l’azienda più piccola che imbottiglia all’origine è di circa 1,5 ettari, la maggiore è a 16,5 ettari.
I vitigni più coltivati sono il PROCANICO il SANGIOVESE, l’ ANSONICA e l’ALEATICO.
Il PROCANICO, particolare varietà di Trebbiano Toscano, da sempre sull’isola, in particolare il procanico rosa per il colore degli acini al momento della maturazione, è meno produttivo rispetto al generoso trebbiano, e molto ricco di zuccheri. E’ il vitigno più coltivato nell’Arcipelago Toscano, all’Elba occupa più di 150 ettari, tardivo rispetto alle altre uve bianche coltivate, principale componente dell’ Elba Bianco doc, sempre più affiancato dal Vermentino ed Ansonica, ha buona e costante produttività e alta resa in mosto, fattori importanti nei secoli scorsi nei quali i viticoltori elbani commercializzavano i loro mosti fuori dall’isola.
Il SANGIOVESE, vitigno più coltivato in Toscana, occupa circa 60 ettari, biotipo autoctono chiamato SANGIOVETO, principale componente dell’ Elba Rosso doc e Elba Rosato doc, ha grappolo ed acino piccolo. Recentemente sono stati introdotti cloni di Sangiovese provenienti dal Chianti e Montalcino.
L’ANSONICA, antico vitigno coltivato lungo le coste del Mediterraneo in luoghi tra i più belli, oltre all’Elba, all’isola del Giglio, sull’Argentario, in Sicilia e in passato anche in Sardegna. L’autoctono ANSONICA e’ coltivato su circa 20 ettari, vitigno mediamente produttivo, esprime il massimo in terreni poveri asciutti e assolati, buccia spessa e croccante, in passato venduta anche come uva da tavola, si produce l’Elba Ansonica doc ed l’Elba Ansonica doc Passito.
L’ALEATICO merita più considerazione, per la storia e la fama che attraversa i secoli. La presenza di questo vitigno è documentata fin dal 1300, per poi essere molto apprezzato dall’imperatore Napoleone durante il suo esilio all’Elba. E’ presente in altre zone d’Italia, ma esprime notevoli potenzialità nel territorio elbano, dove a seguito dell’appassimento, per tradizione sui “graticci al sole” o in zone parzialmente coperte, tra i 7 e 15 giorni, in funzione delle condizioni climatiche, fornisce un vino dalle caratteristiche molto particolari e uniche. Coltivato all’Elba su circa 27 ettari, biotipo autoctono per eccellenza, precoce, raccolto nella prima decade di settembre, con buccia sottile e delicata, non sopporta una lunga permanenza sulla pianta dopo la maturazione, la resa è bassissima. Passito naturale non liquoroso,di straordinaria eleganza e intensità aromatica. Il rilancio di questo prodotto particolare si deve anche alla recente crescita di attenzione del mercato per i vini da abbinare ai dessert e da meditazione, ed anche all’interesse dei viticoltori ad eseguire nuovi impianti per produrre questo “nettare”, che è in grado di esprimere molto bene il legame con il territorio. La maggior parte dei produttori tende ad immettere sul mercato l’ultima vendemmia, alcuni prediligono un anno d’invecchiamento con notevoli risultati, anche se la tradizione elbana vuole che l’ALEATICO sia sulla tavola di Natale insieme alla “schiaccia ‘briaca”, tipico dolce elbano a pasta secca, con uvetta, pinoli, frutta secca trita (noci mandorle) e aleatico. Notevole anche l’abbinamento con dolci con cioccolata ricca di cacao.
Il VERMENTINO merita considerazione perché la superficie vitata, ad oggi 15 ettari, è in costante crescita, spesso affiancato al PROCANICO, massimo 50%, nell’uvaggio dell’Elba Bianco doc, anche se prossimamente, da solo, sarà una delle doc Elba. Infine il MOSCATO, solo nella tipologia Elba Moscato doc Passito, è uno dei vitigni ‘storici’, adesso coltivato in soli 5 ettari, antico quanto l’Aleatico. Sta riacquistando lo spazio che merita grazie ad alcune aziende che hanno ricominciato a impiantarlo.
A conclusione di questo piccolo viaggio attraverso le realtà vitivinicole elbane, due parole sulla delegazione AIS Isola dell’ Elba, presente nel territorio da oltre 20 anni. Ha contribuito al rilancio dei vini elbani, riavvicinando i residenti ai prodotti della propria terra, guidando e promovendo degustazioni in manifestazioni estive. Con l’ Azienda di Promozione Turistica dell’ Arcipelago Toscano, ha partecipato a incontri enogastronomici e turistici in Francia e Germania. In Italia alla BIT di Milano ed altre fiere importanti, dove il vino diventa forza trainante per promuovere il territorio e quindi il turismo.
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